Storia della città

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"Il complesso monumentale di San Giovanni Battista è fondamentale per la città. È il luogo in cui tutto ha origine."
Matteo Fiorentino
storico

San Giovanni Rotondo:
alla scoperta delle leggende antiche

A stare alla leggenda, in un tempo antico gli abitanti di San Giovanni Rotondo vivevano in un villaggio arroccato sulla cima di un colle privo d’acqua.
Un giorno, essi si avvidero che alcuni maiali avevano il grugno umido d’acqua.
Seguiti i maiali, gli uomini rinvennero in un luogo ai piedi del colle un laghetto e decisero di costruirci subito il nuovo villaggio vicino.

Lontana nel tempo è anche un’altra storia, che narra dell’esistenza in passato di diversi insediamenti. Dall’unione di questi sarebbe nata la città di San Giovanni Rotondo.

Comunque siano andate in realtà le cose, è certo che l’attuale centro storico di San Giovanni Rotondo fiorì attorno all’anno Mille.

La sua posizione protetta, la presenza di acqua nella zona delle Piscine, la vicinanza ad un’importante strada, faranno di questo centro il più forte rispetto agli altri casali sparsi nei dintorni. I casali erano piccoli villaggi scarsamente urbanizzati e quasi sempre privi di opere di difesa. Ad est dell’abitato, forse isolata testimonianza superstite di un casale ormai abbandonato, sorgeva la chiesa di San Giovanni Battista, o della Rotonda, conosciuta dagli abitanti di San Giovanni Rotondo con il nome di San Giuanne a Llonghe, cioè San Giovanni lontano dall’abitato antico. Il nome della città deriverebbe dalla forma circolare della chiesetta, San Giovanni, appunto, Rotondo.

Radici preistoriche: le tracce dell'antichità

È dunque a partire dal Medioevo che si forma una coscienza urbana nella quale individuare gli avvenimenti politici, le vicende militari, i lutti, le gioie e gli spazi del vivere storico della comunità. Ma prima di allora cosa accadeva nella nostra città?

La vicenda del popolamento umano mostra nel territorio di San Giovanni Rotondo numerosi punti di contatto con quanto contestualmente si andava verificando nel promontorio garganico. La zona del Pantano, o lago di Sant’Egidio, offriva all’uomo, ancora cacciatore e raccoglitore, abbondanza di acqua e di selvaggina; i boschi che circondavano l’area rappresentavano un habitat ideale. All’assenza di selce, da cui l’uomo ricavava strumenti e punte di freccia, si sopperiva importando questa pietra dura dalla costa, avviando una rudimentale forma di economia basata sul baratto.

Sulle rive del lago, prosciugato nei primi anni del Novecento, sono stati rinvenuti alcuni strumenti di pietra con buona probabilità risalenti al Paleolitico Medio, a circa 45.000 anni fa.

Con la grande Rivoluzione Neolitica l’uomo diventa agricoltore e allevatore, abbandona la forma di vita nomadica e diventa sedentario. Soprattutto a partire dal IV millennio a.C. la pianura del Tavoliere e i Valloni, che su questa pianura si affacciano, offrono nel territorio le più importanti testimonianze. In pianura, la tipologia degli insediamenti ricalca quella dei villaggi trincerati del Tavoliere, circondati da caratteristici fossati scavati nel terreno ed evidenziati dalle fotografie aeree. Nei Valloni, il controllo delle alture e delle piste pedegarganiche e collinari era utile per l’uomo; attraverso i fondo valle avveniva la risalita delle greggi sul promontorio, nelle grotte, abbondanti in tutto il territorio, il pastore trovava ricovero e praticava il culto. I villaggi di Masseria Candelaro, Masseria Cascavilla, Valle dell’Inferno sono i siti meglio conosciuti. Particolarmente importante è quest’ultimo. Nel comprensorio preistorico di Valle dell’Inferno, fitto di grotte e ripari, si incontrano sui pianori resti di recinzioni fatti di muri a secco; si tratterebbe dell’equivalente delle trincee che venivano scavate in pianura, impossibili da scavare nella roccia della montagna.

Dalla prima età del Bronzo in poi, in aggiunta a quelli esistenti, sorgono alcuni insediamenti rupestri di carattere pastorale e stagionale. Circa 3500 anni fa viene costruito e abitato il villaggio fortificato sul monte Castellana.

Alle spalle della Crocicchia, a circa un chilometro a Nord–Nord Ovest dal centro storico, il villaggio, allungato a forma di ogiva da 852 a 800 m s.l.m., occupa complessivamente una superficie di circa due ettari e mezzo. Del villaggio restano ancora i muri e le porte di accesso. È probabile che qui abitassero circa duecento persone, dedite soprattutto alla pastorizia. La lavorazione del latte è testimoniata dal rinvenimento in loco di resti di vasi-filtro e bollitoi.

Dalla Preistoria riemergono dunque poche ma significative tracce. Ci permettono di disegnare uno sfondo nel quale già si intravedono intense attività commerciali e di transito per uomini e merci; attività che saranno la ragione d’essere per l’insediamento formatosi a partire dagli anni del primo Medioevo. Una testimonianza precedente, anche se non riconducibile al casale medievale, è il piccolo e misconosciuto pagus (villaggio) daunio che doveva corrispondere grossomodo all’area dell’attuale centro storico. Ai ritrovamenti dauni si riferiscono le poche pubblicazioni scientifiche redatte su San Giovanni Rotondo attorno agli anni ’60. Da tombe daunie provenivano pregevoli vasetti, prelevati ascientificamente nel corso degli anni, e risalenti per lo più al V-IV secolo a.C.

Rinascimento e trasformazioni: nuove prospettive

Sorto attorno al Mille, fino alla metà del Duecento il casale di San Giovanni Rotondo fu sotto il controllo dell’Abbazia benedettina di San Giovanni in Lamis, oggi Convento di San Matteo. Il 21 settembre 1273 l’abate Parisio assegna al nobile francese Teobaldo d’Helamant il casale per quaranta once d’oro all’anno. Liberi dall’egemonia della vicina e potente abbazia, i cittadini trasformarono la città, estendendo il controllo sul territorio circostante, intensificando le attività economiche, costruendo tutto intorno all’abitato una cinta muraria protetta da diverse torri, simbolo tangibile di una sofferta autonomia, purtroppo non destinata a durare a lungo. 

Il Trecento fu un secolo d’oro per San Giovanni Rotondo. La popolazione aumenta. A San Giovanni Rotondo convengono per la fiera del grano, in seguito trasferita a Foggia, mercanti e contadini negli spazi circostanti la chiesa di Sant’Onofrio. La strada che porta a Monte Sant’Angelo figura come punto di riferimento per una città che deve alla viabilità e alla posizione privilegiata all’interno del promontorio garganico il suo principale motivo di esistenza. Ma non possiamo dimenticare i segni del sacro, intima essenza della strada. Un po’ dovunque sorgevano ricoveri, cappelle e monasteri, a scandire il lungo e faticoso cammino dei pellegrini, in viaggio verso la grotta dell’Arcangelo. Oggi si preferisce assegnare a questa strada di pellegrinaggio un valore simbolico; essa è nota al mondo cristiano con il nome di strada Francigena per la presenza tra i pellegrini di numerosi Franchi e di cavalieri del nord dell’Europa.

Scrive di San Giovanni Rotondo Gaugello Gaugelli, letterato della corte urbinate vissuto nella metà del Quattrocento: «A man diricta, per un’altra via, Santo Ianni Rotundo et la Porcina se trova chi vol gir per mercantia», ribadendo la funzione strategica commerciale di questo insediamento, ormai saldamente articolato nei suoi spazi urbani.

La Storia economica e la Storia demografica, tra momenti critici e riprese, tracciano il profilo degli eventi che porteranno nel Settecento all’acquisizione di maggiori livelli di ricchezza e di nuovi luoghi che affiancano quelli del centro storico, ormai divenuti angusti per la popolazione in aumento. Il tessuto sociale si fa sempre più articolato e più fitte si fanno anche le informazioni, spesso deducibili da un’immagine urbana in rapida evoluzione. Testimonianze di questo rinnovato fervore sono le chiese, con il loro prezioso maquillage, i palazzi, alcuni stemmi e fregi che si attardano fino all’Ottocento inoltrato.

Fino agli anni Cinquanta, la città comprendeva il centro storico, lo spazio compreso dal Giro Esterno, oggi Corso Nazionale, le case e la scuola di Via degli Studi, oggi Via Kennedy, fino a Sant’Onofrio, e poche altre abitazioni costruite sulla strada che porta ai Cappuccini. Dal 1947, anno della posa della prima pietra, è stata la Casa Sollievo della Sofferenza l’elemento tangibile di sviluppo economico e urbanistico per San Giovanni Rotondo, che ha modificato sostanzialmente in pochissimi anni la sua immagine urbana.

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